Giochi musicali e competenze cognitive – seconda parte

Ti ricordi? Nel post precedente ho introdotto il tema delle life skills o competenze cognitive e di come i giochi musicali che propongo possono sostenerne lo sviluppo fin da piccolissimi.

Queste competenze sono fondamentali, perché non riguardano le mere capacità intellettuali, ne’ rappresentano semplicemente “quanto ne sappiamo”. Al contrario, ci dicono moltissimo sulla nostra capacità di saper usare le informazioni che abbiamo a disposizione, sulle nostre emozioni e sulla nostra capacità di gestirle e ultimo ma non meno importante sulla nostra capacità di relazionarci con gli altri e con il mondo.

Ellen Galinsky – psicologa, pedagogista ed esperta di life skills – ne identifica 5:

  • capacità di focus e autocontrollo
  • perspective taking ovvero l’abilità di comprendere pensieri, sentimenti e prospettive proprie e altrui
  • capacità di comunicare
  • abilità nel creare connessioni 
  • capacità di sviluppare un pensiero critico

La settimana scorso abbiamo visto le prime due, è ora il turno delle altre 3.

CAPACITA’ DI COMUNICARE

Partiamo con una doverosa premessa: le parole sono importanti, certo.  Il linguaggio e la capacità di esprimersi sono strumenti che tutti noi possiamo utilizzare in prima persona, ma per comunicare, bisogna essere almeno in due. Ed è questa la differenza fondamentale. Inoltre, noi “adulti del cuore” siamo il gioco preferito dei nostri bambini: noi e il nostro tempo trascorso consapevolmente con loro, siamo per loro la cosa più preziosa che c’è.

Come supportare con i giochi musicali lo sviluppo delle competenze comunicative dei bambini?

Una delle cose più immediate ed efficaci che la musica ci permette di fare è giocare con il suono stesso delle parole: ogni gioco che invita all’ascolto, alla ricerca e all’invenzione di rime, alla piacevolezza della danza sonora data dal “madrese” e dalle parole inventate, ha lo scopo di far innamorare i bambini delle parole e della musica in esse racchiusa.

Anche leggere ai bambini è fondamentale: l’invito in questo caso è quello di nutrire ancora di più l’amore per la lettura usando i libri come “base” per le attività musicali o cogliendo l’occasione per fare del libro una le lettura sonora.

ABILITÀ NEL CREARE CONNESSIONI 

Creare connessioni è il cuore dell’apprendimento: capire cos’è simile e cos’è diverso e assegnare ad ogni cosa la giusta categoria. Fare connessioni inaspettate o inusuali è il cuore della creatività. In un mondo in cui possiamo chiedere a Google ogni cosa, sono le persone in grado di creare connessioni che possono andare oltre e passare dalla semplice nozione dell’informazione alla capacità di usare al meglio l’informazione stessa. Si potrebbe davvero parlare a lungo di questo argomento, ma una delle cose che mi preme di più sottolineare è che la pratica artistica, come riportato da ricerche accademiche del 2008, alimenta positivamente e in diversi modi lo sviluppo delle capacità comunicative.

Nello specifico, una delle cose più importanti che possiamo fare insegnare attraverso la musica fatta in prima persona è l’accettazione della possibilità di sbagliare. Questo è un aspetto molto importante che supporta concretamente lo sviluppo della capacità di creare connessioni: sentirsi liberi di sperimentare significa accogliere con serenità l’idea che l’errore è parte integrante dell’apprendimento e che sbagliare è un bene, perché vuol dire che stiamo andando per tentativi.

Una delle cose che dico più spesso a lezione – specie con i genitori – è che è importante che i bambini ci vedano cogliere l’opportunità di andare per tentativi, accettando la possibilità di “sbagliare” o di “fare una figuraccia” perché la classe di musica è un ambiente sicuro, in cui l’errore è accettato e la “figuraccia” in quanto tale non contemplata ma vista come l’innesco di una risata accogliente e partecipata.

CAPACITÀ DI SVILUPPARE UN PENSIERO CRITICO

Pensare in modo critico significa continuamente ricercare la conoscenza valida ed affidabile in grado di guidarci nelle nostre decisioni, in ciò che crediamo e nelle nostre azioni. Il pensiero critico si innesta su tutte le altre life skills di cui abbiamo parlato. La conoscenza necessita di concentrazione e focus. Serve auto controllo per definire l’ambito dell’argomento in questione e i nostri obbiettivi rispetto ad esso (necessario per poter reagire in modo costruttivo e non difensivo/istintivo), per considerare soluzioni alternative (anziché innescare il pilota automatico) e per valutare se e con che grado di evidenza la nostra soluzione sta funzionando (piuttosto che cercare giustificazioni). Creiamo connessioni quando andiamo alla ricerca di soluzioni alternative. Alleniamo il nostro “senso degli altri” immaginando come la nostra soluzione può impattarli. E dato che anche gli altri sono coinvolti nel processo, anche la capacità di comunicare entra in gioco.

In sintesi, il pensiero critico implica “pensare a come si sta pensando”.

Dove può essere la musica in tutto questo?

Una delle cose per me più affascinanti di questo capitolo di “Mind in the making” – il libro che ha ispirato questo post – è stato leggere due presupposti fondanti per lo sviluppo del pensiero critico:

1            la capacità dei bambini di discernere l’intenzione con cui gli altri – i loro adulti, in primis – fanno qualcosa, con la netta preferenza per gli adulti mossi da amore e desiderio di aiutarli  

2          l’innata curiosità dei bambini e la loro naturale propensione a voler imparare

Leggendo questo mi sono venuti subito in mente alcuni pensieri. Il primo è legato al fatto che ancora una volta la presenza degli “adulti del cuore” nella pratica musicale è un punto assolutamente vincente. Certo, per funzionare deve essere comunque una presenza consapevole, disposta a partecipare e a fare, amorevole, inclusiva e non giudicate. Ma il fatto stesso che siano “adulti del cuore” e non adulti qualsiasi, è già un ottimo punto di partenza. Il secondo è la necessità di ricordarci, come adulti, di fare del nostro meglio per non sostituirci ai bambini nel loro processo di curiosa ricerca e scoperta del mondo. Ad esempio, se diamo in mano uno strumentino ad un bambino – ad esempio il triangolo – cerchiamo di non prendergli le mani e suonare al suo posto, ma di modellare per lui l’uso corretto dello strumento.

A poco a poco, con i suoi tempi, il bambino ci imiterà guidato dalla sua curiosità e dalla libertà d’azione. 

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