Appuntamento sul balcone

Dimmi un po’, anche tu sei andata sul balcone a cantare l’Inno d’Italia? o Azzurro? o semplicemente a cantare o suonare qualcosa?

In questi tempi così impegnativi – mentre scrivo questo post siamo in pieno lockdown – in cui la distanza sociale è la forma più necessaria ed efficace di prevenzione, sentiamo sempre e comunque il bisogno di far parte della nostra comunità. Vogliamo sapere di non essere soli e vogliamo “sentirlo” in un modo che ci arrivi al cuore, al corpo, in un modo che ci emozioni davvero e ci rimanga nella memoria.

E niente ci emoziona di più – come atto collettivo – del fare musica assieme o, se proprio non siamo a nostro agio nel cantare o suonare, anche solo di essere presenti quando questo accade.

Fare musica insieme ci mette in relazione immediata, ci sentiamo pervasi da una sensazione di felicità e appartenenza (grazie endorfine!!!), ci commuoviamo e ci sentiamo parte di qualcosa più grande di noi.

Un piccolo e necessario appunto sulla prima infanzia: è in questi anni che i bambini imparano i linguaggi e le caratteristiche del proprio ambiente famigliare, che assorbono le canzoni e le storie della propria comunità, e insieme a queste, i principi e i valori che guideranno i loro pensieri e le loro azioni

Allo stesso tempo, questi anni sono preziosi anche per i genitori, i nonni, i fratelli: tutti imparano questa sorta di “danza della cura” in cui si creano equilibri tra ciò che si dà e ciò che si riceve e la imparano proprio confrontandosi costantemente con i nuovi arrivati, esseri umani molto più piccoli, ma in rapidissimo sviluppo. Quando gli adulti si prendono il tempo di raccontare, giocare e cantare, hanno la possibilità di godere della felicità di questi momenti, connettersi alla propria essenza, scoprire quanto possono essere creativi. 

In questo scenario, le educatrici dei Nidi e delle Scuole d’Infanzia hanno un ruolo fondamentale, perchè rappresentano non solo figure affettive di riferimento per i singoli bambini, ma anche connettori tra culture diverse, sempre più meravigliosamente e intensamente rappresentate anche nel nostro Paese.

In questo mondo così complesso, la musica, il canto e il gioco musicale, possono davvero rappresentare un “terzo spazio” in cui i bambini possono cucire insieme nuove identità di appartenenza, che tengano conto delle origini e del presente e li aiutino a sviluppare equilibri positivi e fondanti.

Fare musiche di culture diverse, coinvolgendo magari anche i genitori della propria Scuola, nutre la consapevolezza di un mondo inclusivo, connesso e amorevole e questa, cari tutti, è una delle più belle opportunità che abbiamo come educatrici.

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