Oggi un breve ma intenso post sul rapporto tra musica e anima: nello specifico, approfondiamo un aspetto a me molto caro, ovvero il potere della voce.
Il discorso è davvero molto ampio, ha a che fare con le neuroscienze, con l’evoluzione, con la parte più antica del nostro cervello – quella preposta all’elaborazione di emozioni e ricordi.
A me piace pensare e ricordare che la nostra voce è uno strumento musicale perfetto per noi, portatile, gratuito e super potente.
La sua potenza – ma anche, da un certo punto di vista, la sua “fatica” – risiede soprattutto nel fatto che è un veicolo emozionale pazzesco, molto più potente delle parole stesse. Prova a pensare: con quante sfumature di voce puoi dire “buongiorno” ai tuoi bambini a scuola? (vale anche per i saluti alle colleghe 😁).
Possiamo giocare con la voce in tantissimi modi, sfruttandone le caratteristiche per raccontare una storia anche senza parole. L’insieme delle caratteristiche intrinseche tecniche (ritmo, intonazione, durata, accento) ed emozionali del parlato si chiama prosodia. Quando parliamo stiamo già, da un certo punto di vista, facendo musica: provare a fare una “chiacchierata prosodica”, è un’ottimo allenamento per prendere confidenza con la nostra voce e scoprirne le caratteristiche. Se sei a corto di idee, prova a rispolverare “Tararì tararera”, un bellissimo libro per bambini che si basa proprio su questa idea.
Il passo successivo è facile: sbizzarrisciti! scegli una melodia, gioca ad interpretare diversi personaggi o diversi stili musicali – ognuno con le sue caratteristiche emozionali, immagina di essere un grande attore che interpreta un film, prova ad imitare il verso degli animali o il suono degli strumenti a seconda delle diverse situazioni.
145 thoughts on “Tararì tararera”
Comments are closed.