Oggi parliamo di cervello e musica, ma lo facciamo in un modo un po’ particolare: oggi si parla di silenzio.
Il suono del silenzio è – per me – la parte più importante di una lezione di musica.
Potrei concludere direttamente qui questo articolo, perché davvero, questo del silenzio è un concetto fondamentale e così facilmente intuibile che le spiegazioni di tutto quel che ci può stare dentro ad un BEL SILENZIO FATTO BENE potrebbero essere inutili. E’ che tutti noi ci arriviamo: capiamo subito quanto bello è il silenzio non appena lo sperimentiamo. Capiamo quanto ci mancava, non appena si spegne la musica.
Come spesso accade nel nostro mondo di adulti, quando non c’è ci manca, ma non appena c’è, sperimentiamo il vuoto e ci spaventiamo, correndo subito a riempirlo: di parole, di domande, di fretta.
Ma quella del silenzio, quando si fa musica con i piccolissimi, è una parte ricca, piena, densa. E’ uno spazio in cui avviene la magia. In cui la natura si esprime in una delle sue più incredibili manifestazioni: il cervello umano.
Facciamo un esempio: stiamo cantando una melodia insieme ai bambini, invitandoli a partecipare in modo informale, attraverso il gioco. Nessuna forzatura, ma un invito chiaro che si esprime con il corpo, il contatto visivo, i sorrisi, la voce.
Le orecchie dei bambini cominciano ad incamerare le informazioni musicali e il loro cervello comincia ad elaborarle: alcuni accenneranno qualche vocalizzo, altri si muovercatianno. I più grandi parteciperanno più attivamente, imitandoci.
A osservarli da fuori sembrano animali in allerta, con le antenne belle ritte e tutti i sensi accesi: non è mica vero che NON STANNO FACENDO NIENTE!
Il corpo intero, e le orecchie in particolare, stanno mandando segnali ben precisi al cervello: la melodia presente nell’ambiente arriva, viene esperita ed elaborata.
Il cervello la analizza, cominciando a fare calcoli statistici, cercando schemi e ripetizioni, facendo semplificazioni e previsioni, cercando di trovare un senso.
Noi andiamo avanti a cantare e loro continuano ad incamerare ed elaborare le informazioni.
Dopo qualche ripetizione, rallentiamo il finale – un cambiamento rispetto allo schema precedente che viene notato ed elaborato – e manteniamo il silenzio prima dell’ultima nota.
TUTTI GLI OCCHI PUNTATI SU DI NOI, IN ATTESA!!!
È un silenzio denso di aspettative, questo che stiamo vivendo con i bambini!
Proviamo a ripetere l’esperimento con l’ultima parte della melodia.
E’ un silenzio che fa scattare la meraviglia dell’apprendimento, perché ricco di stupore e attesa.
Proviamo ancora.
È un silenzio che se facciamo le cose in fretta e senza attenzione e lo riempiamo subito di qualcosa, lo perdiamo. Come quando una goccia cade in un lago: per vederne l’effetto, l’acqua del lago deve essere ferma.
Se alla fine di una canzone lasciamo un po’ di silenzio, diamo spazio ai bambini e diamo loro anche la possibilità di esprimersi. Con ogni probabilità in quel silenzio qualcuno canterà qualche nota, rispondendo alla musica appena sperimentata.
E’ davvero importante lasciare spazio ai bambini in questi momenti e resistere alla tentazione – tutta adulta – di riempire ogni vuoto.
Il silenzio poi, crea un contrasto molto evidente rispetto al suono, richiamando immediatamente l’attenzione dei bambini. Esserne consapevoli è un primo passo verso la nostra crescita di adulti che fanno musica con i bambini.
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