Gioco, inclusione, comunicazione nonviolenta

Per questo post ho scelto un tema un po’ particolare, ovvero come la Comunicazione Nonviolenta può aiutarci nella conduzione della lezione musicale.

Mi sono imbattuta nella comunicazione nonviolenta qualche tempo fa e – seppure sia ancora lontana, nonostante gli sforzi, dal riuscire ad applicarla quotidianamente e costantemente – ho provato a sviluppare una routine che prendesse spunto da essa e che mi aiutasse a creare un clima di partecipazione durante la lezione.

Mi spiego: quando faccio musica con il gruppo di bambini a scuola, il mio focus è su due elementi per me ugualmente importanti. Il primo è il gioco: ci piace giocare, è fondamentale e desidero rendere il tutto massimamente inclusivo (es. se chiediamo di dire il proprio animale preferito e ci sentiamo rispondere 5 volte “gatto”, facciamo la canzone 5 volte con “gatto”); il secondo è la reciprocità ovvero che i bisogni di tutti – bambini e maestra – siano inclusi e rispettati.

La CNV è lo strumento che mi permette di tenere in considerazione, onorare e provare a nutrire entrambi questi elementi dell’esperienza: il gioco e la reciprocità. Attenzione, non in modo duale: il gioco non è la bandiera del bambino così come la reciprocità non è la barricata dell’adulto. La visione interessante è riconoscersi tutti alla pari, al dilagare dell’età, tutti/e bisognosi/e sia di gioco sia di reciprocità.

Ora passiamo ad alcuni elementi pratici. 

La CNV non prevede “imposizioni”, come ad esempio “non si fa questo e non si deve fare quello”, ma si basa il più possibile sull’impostazione di accordi condivisi. Questo – pur non essendo sempre facile da realizzare – è diventato uno dei miei obbiettivi principali in fase di impostazione del gruppo della lezione perchè ne ho visto l’enorme potenzialità e ne ho già apprezzato i piacevoli risultati. A volte la creazione di accordi condivisi non è facile perchè non fa parte delle nostre abitudini, perchè qualcuno è particolarmente attivato in quello specifico momento (stanco, felice, annoiato, interessato ad altro…). 

La cosa importante per me è procedere in questa direzione un passo alla volta, senza aspettarmi risultati immediati e al contempo fiduciosa che questo farà la differenza in modo costruttivo. Altre volte il fare accordi non è semplice perchè non è detto che ci troviamo nelle condizioni giuste: se io ho 45 minuti per fare la lezione di musica, con un gruppo di 15 bambini, non voglio spendere ogni volta 20 minuti per stabilire gli accordi, vorrei più efficienza e vorrei dedicare più tempo alla musica.

Quindi, in questa situazione specifica, scelgo di guidare un po’ i bambini nel ragionamento e cerco di aiutarli a capire quali sono i bisogni della maestra, oltre che il loro, sempre utilizzando quello che in CNV viene chiamato “linguaggio giraffa”. Questo linguaggio altro non è che un modo di scegliere le parole che aiuta a restare concentrati sull’idea che 

  1. alla base di ogni desiderio c’è la necessità di soddisfare uno o più bisogni “universali” che accomunano tutti gli esseri umani
  2. tutti i bisogni sono importanti allo stesso modo, ad esempio: il bisogno del bambino di muoversi è importante quanto il bisogno della maestra di mantenere sicurezza (che nessuno si faccia male)

In questo modo, come vedrai nel video che ho realizzato qualche tempo fa, si può impostare l’umore generale della lezione non in modalità “si fa come dico io”, ma in modalità “i nostri bisogni sono tutti importanti, quindi ognuno, inclusa io che sono la maestra, condivide i suoi bisogni con il gruppo e io (la maestra) e vi aiuto a riconoscerli anche durante la lezione”.

Se vuoi approfondire questi aspetti, ci sono numerosi siti di approfondimento, ricchi di risorse, oltre che libi e articoli tematici. Io ti consiglio di seguire la pagina FB di Davide Facheris, formatore e papà di 3 bambini che da anni si occupa di Comunicazione Nonviolenta (e che tra l’altro in questi giorni di lockdown sta creando un sacco di risorse ad hoc). Trovate molte risorse anche sul suo sito www.davidefacheris.com

33 thoughts on “Gioco, inclusione, comunicazione nonviolenta

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